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IL CICLISMO E LA PATOLOGIA DELLA CARTILAGINE ROTULEA

Nel ciclismo l’incidenza di patologie è divenuta oggi relativamente frequente data la crescente popolarità di questo sport ora più che mai seguito e praticato anche a livello amatoriale da soggetti di tutte le età. Oggi però l’interesse maggiore va al giovane ciclista. La ricerca di giovanissimi talenti porta le società sportive a sottoporre spesso i ragazzi fin dalla più tenera età a carichi di lavoro sempre più elevati. La pratica dello sport durante il periodo di crescita e della pubertà in effetti può essere causa di serie di patologie a carico dell’apparato locomotore e talvolta può far rilevare difetti strumentali e di statica a esse connessi.

Il ginocchio è sicuramente l’articolazione più sollecitata in questo sport e la condromalacia ( o condropatia) di rotula è una delle patologie più frequenti. Anche la cartilagine articolare subisce infatti effetti positivi per carichi fisiologici, effetti dannosi per carichi non congrui; dalle sollecitazioni funzionali il trofismo tessutale è infatti mantenuto e stimolato da movimento di normale intensità e durata, mentre viene alterato per sollecitazioni eccessive, che innescano processi di tipo degenerativo.

Questo tessuto (la cartilagine) ha fra le sue molteplici prerogative quello di distribuire in modo omogeneo i carichi sulle superfici articolari, evitando sollecitazioni compartimentali e segmentarie eccessive e sull’osso subcondrale, riducendo gli effetti dell’attrito e della conseguente usura durante il movimento.

L’organizzazione dei suoi costituenti la rende idonea a sopportare piuttosto agevolmente stress di tipo compressivo, mentre risulta più suscettibile per quelli tradizionali o di taglio: Soprattutto a livello degli arti inferiori le sollecitazioni funzionali possono quindi dar luogo alla comparsa di una lesione che attraverso fasi si crescente quantità può portare a realizzare un quadro anatomopatologico sovrapponibile a quello dell’artrosi: ramollimento, fessurazioni, erosioni superficiali ,erosioni a tutto spessore con esposizioni all’osso subcrondale.

Una localizzazione di frequente riscontro di questa patologia nella pratica del ciclismo è dunque quella a carico della superficie articolare della rotula, nella quale peraltro il quadro clinico doloroso non è sempre corrispondente all’entità del danno anatomo-patologico. Durante lo svolgimento di un’attività motoria le fasi di compressioni che agiscono sull’articolazione femoro-rotulea variano a seconda del movimento eseguito con valori che vanno da circa 2,5 kg/cm² nella deambulazione in pian0 ai 200 kg/cm² nelle attività di corsa o di salto. Nel considerare le principali eziopatologie di una patologia rotulea va fatta una distinzione tra fattori intrenseci ed estrinseci. I primi sono i seguenti: difetti di assialità; alterazioni dei rapporti fra lunghezza del tendine rotuleo e rotula; alterazioni dell’angolo formato dall’asse del quadricipite e l’asse del tendine rotuleo; difetti di torsione di tutto l’arto inferiore; mancanza di isometria muscolare. I fattori entrinseci sono i seguenti: errate tecniche di allenamento; carichi di lavoro eccessivi; errori di posizioni del mezzo.

Igor Scodellaro Fisioterapista